Le Comunità Energetiche Rinnovabili e le innovazioni che cambieranno il ruolo del consumatore e le dinamiche di mercato.
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Le comunità energetiche cambieranno il mercato dell’energia e trasformeranno i consumatori in produttori, con interessanti benefici a livello ambientale, economico e sociale. Un tema decisamente interessante, approfondito con l’Ing. Matteo Atzei, responsabile di Gruppo Enercom e Simet per le comunità energetiche rinnovabili.
Il futuro dell’energia è fatto di autoproduzione e condivisione
Le comunità energetiche sono soggetti giuridici basati sulla partecipazione aperta e volontaria dei suoi membri, che possono essere soggetti fisici, Pubblica Amministrazione, PMI e piccole partite IVA, come artigiani e negozi. Lo scopo di riunirsi in una comunità energetica è quello di ottenere diversi vantaggi, sia di natura ambientale, che sociali ed economici.
Per far sì che si costituisca effettivamente una comunità energetica è necessario che ci siano almeno due soggetti: un produttore e un consumatore. Chi produce energia, non solo la consuma sul posto, ma la condivide anche gli altri soggetti coinvolti. Chiaramente, l’obiettivo è quello di estendere la comunità energetica, spingendo per una partecipazione sempre più ampia, in grado di favorire al massimo la condivisione di energia. Inoltre, favorire l’autoconsumo collettivo significa favorire la sostenibilità, in quanto l’energia non dovrà più percorrere lunghe distanze, evitando così perdite e, quindi, sprechi che pesano in termini di sostenibilità.
La comunità energetica porterà innovazione anche in ambito tecnologico, perché sarà sempre più necessario lo sviluppo di soluzioni per la raccolta dei dati e il monitoraggio, necessari per il miglioramento continuo della comunità.
Inoltre, ci sarà la necessità di sviluppare nuove competenze e, quindi, nuovi posti di lavoro. Un aspetto fondamentale secondo il Gruppo Enercom, che pone sempre la persona al centro e vede questi sviluppi come occasioni per la crescita tecnologica, ma soprattutto umana.
Oltretutto, differenti studi sostengono che nei prossimi 5 anni si possa arrivare a 40 mila comunità energetiche, con un’impennata significativa di sviluppo, nonostante ad oggi si sia ancora in attesa dei decreti attuativi, necessari per la definizione delle regole da rispettare. L’interesse che si percepisce è davvero grande e sono diversi i soggetti fermi ai blocchi di partenza, pronti a partire con l’iter necessario.
Per permetterne lo sviluppo, sono previsti incentivi ventennali. L’obiettivo non è solo energia a emissioni zero, ma anche energia prodotta localmente. L’incentivo, quindi, è in parte calcolato tramite una quota per kWh rinnovabili prodotti e in parte misurato sulla base dei minori costi della rete, dovuti alla produzione locale. Grazie anche a questo supporto iniziale, le comunità energetiche cresceranno e produrranno sempre più energia, acquisendo un potere contrattuale sempre più forte all’interno del mercato, sia come soggetto venditore, che come soggetto consumatore. Di conseguenza, si potrà acquistare in modo più efficace e vantaggioso, facendo leva su quantità decisamente differenti rispetto a ciò che avviene quando si acquista/vende singolarmente.
Come si trasforma il consumatore: si diffondono i prosumer
Si delinea un percorso di evoluzione del consumatore, che cambierà “vesti” e si trasformerà sempre di più in un prosumer, ossia un produttore-consumatore. Dai soggetti privati, alla Pubblica Amministrazione, infatti, la distinzione tra chi consuma e chi produce sarà sempre più sfumata, con la nascita di meccanismi nuovi rispetto a quanto avviene oggi. La ridefinizione dei ruoli farà si che si sviluppi anche una forte spinta dal basso per la crescita delle comunità energetiche, in quanto i consumatori saranno sempre più informati e interessati all’essere protagonisti del mercato, consapevoli dei vantaggi – anche economici – che ne derivano. Per assicurare la corretta gestione delle comunità energetiche, poi, nasceranno figure quali quella dell’amministratore di CER, proprio come avviene in un condominio. Si devono definire appositi statuti, ruoli dei soci, contratti, proprio perché si tratta a tutti gli effetti di enti giuridici. La persona responsabile dovrà, quindi, gestire tutte le dinamiche che si innescano quando più soggetti e interessi si muovono in modo comunitario.
Lo sviluppo delle Comunità Energetiche Rinnovabili, inoltre, potrebbe avere anche un ulteriore sviluppo, con scenari che non siamo ancora in grado di immaginare in modo preciso e definito. Per tentare comunque un esempio, si potrebbe immaginare che diventeranno veri e propri soggetti rappresentativi dei cittadini, svolgendo più ruoli, come ad esempio avviene oggi con le multiutility.
Il ruolo della Pubblica Amministrazione
Oltre ai vantaggi economici ed ambientali già visti, le comunità energetiche offrono significativi benefici sociali, in parte dovuti alla partecipazione della PA, che si può proporre come ente patrocinante della comunità. Infatti, avere un soggetto autorevole che partecipa, rende più fiduciosi anche i privati, spesso diffidenti di fronte a questa tipologia di innovazione. Proprio la PA, invece, potrebbe diventare facilitatore per lo sviluppo delle comunità energetiche, favorendo l’ingresso di cittadini privati e aziende. In questo modo, aumentano i membri e, di conseguenza, anche gli incentivi a cui si ha diritto. L’Amministrazione che patrocina la comunità, a questo punto può decidere se condividere direttamente questi incentivi con i partecipanti o se utilizzarli per sviluppare progetti in ambito sociale, restituendo valore all’intero territorio.
Le modalità con cui regolare questi meccanismi sono gestite tramite un contratto privato, che ad esempio impegna il Comune ad investire il capitale necessario per l’installazione dell’impianto fotovoltaico, per poi coinvolgere i privati nella condivisione di energia e utilizzare gli incentivi anche per una progettualità che si discosta dalla sola comunità energetica.
Per le Amministrazioni, quindi, si tratta di opportunità davvero interessanti, anche per il fatto che le comunità energetiche favoriscono la lotta alla povertà energetica, spesso significativa nei piccoli comuni. Infatti, a differenza di quanto avviene per innovazioni e progetti sperimentali in altri ambiti, come quello delle Smart City, dove spesso i piccoli comuni rimangono esclusi, non esistono vincoli “di dimensione” per lo sviluppo delle comunità energetiche. Non serve essere un grande centro urbano per crearne una, tutt’altro.
Le prospettive per le utilities, già oggi impegnate nel mercato dell’energia
Visti il percorso di evoluzione che ci si aspetta per i consumatori e le opportunità per la Pubblica Amministrazione, viene spontaneo chiedersi che ruolo potranno giocare le utilities, che non possono partecipare alle comunità energetiche. L’esclusione, in realtà, non impedisce alle ESCo di entrare attivamente a far parte di questo cambiamento epocale del mondo dell’energia, in quanto si tratta di soggetti con competenze e possibilità decisamente interessanti.
Ad esempio, nulla vieta ad una utility di supportare lo sviluppo delle comunità energetiche e quelle realtà che non hanno la capacità o la forza di gestire tutto ciò che vi ruota intorno. Si offre, in sostanza, un supporto gestionale importante ed essenziale per il corretto sviluppo della comunità energetica.
Non bisogna dimenticare che le comunità energetiche si basano su partecipazione volontaria e aperta e di conseguenza i soggetti possono entrare e uscire liberamente in base alla propria volontà. Questo significa che in prospettiva di crescita futura la gestione della comunità si possa fare sempre più complessa. Una utility, però, è già oggi in grado di gestire migliaia di soggetti, dispone di un servizio clienti ed è solita occuparsi di eventi quali ingressi e uscite dei clienti dai contratti di fornitura. Optando per questa “via di accesso”, le utilities possono poi cogliere l’opportunità di indirizzare i consumatori verso abitudini sempre più efficienti. Gestendo la comunità energetica e occupandosi del monitoraggio dei consumi dei membri partecipanti, infatti, sono in grado di offrire ai propri Clienti servizi e offerte su misura, con suggerimenti che vanno dal cambio dell’impianto domestico, all’installazione di sistemi di accumulo. Un ruolo significativo che va oltre il business, in quanto l’utility diventa un soggetto promotore di buone abitudini e di sviluppo di soluzioni per maggior efficienza e risparmio energetico. Non è un caso che il Gruppo Enercom, tra le società che lo compongono, abbia coinvolto direttamente SIMET, la EsCo, che ha focus sull’efficienza energetica, ed Enercom Luce e Gas, che oggi vende energia e servizi, ed è in grado di gestire i soggetti consumatori.